L’ansia è una condizione che molte persone sperimentano durante la vita. Viene definita “uno stato psichico prevalentemente cosciente caratterizzato da una vaga sensazione di preoccupazione o di paura, più o meno intensa e duratura, che può essere o non essere connessa a uno stimolo specifico immediatamente individuabile (interno o esterno) e percepito come pericoloso”.
L’ansia è molto diffusa e dagli studi eseguiti risulta che:
- le persone più colpite da un disturbo di ansia sono le donne, i giovani non sposati, i disoccupati, le casalinghe e chi vive in città:
- una persona su tre ha avuto o avrà un disturbo psichico e i più diffusi sono ansia e depressione
- il 4% della popolazione italiana soffre di ansia, panico o agorafobia
- il disturbo di ansia è diffuso anche tra i bambini e gli adolescenti
- i disturbi ansio-depressivi sono stati peggiorati nella popolazione dalla crisi economica del 2012.
Il disturbo d’ansia ha diverse componenti: cognitiva, emotiva, comportamentale e somatica. La componente somatica consiste nell’espressione sul corpo dell’ansia. Essa deve essere affrontata, perché se non compresa può essere causa di ulteriore ansia.
Da cosa derivano i disturbi corporei collegati con l’ansia? In tempi antichi quando eravamo sottoposti a un pericolo si scatenava una catena di reazioni collegate con il sistema nervoso autonomo. Queste reazioni facevano si che il nostro corpo entrasse in uno stato di tensione pronto a combattere o a fuggire. Tutte le funzioni del sistema digestivo, del sistema immunitario ecc diventavano di secondaria importanza rispetto alla necessità di apportare maggiore sangue ai muscoli che dovevano servire per la lotta o per la fuga (aumento della pressione e della frequenza cardiaca, aumento della frequenza respiratoria). Questo accadeva per un periodo di tempo limitato, appena cessata la minaccia il nostro corpo riprende la sua funzionalità abituale.
Nel nostro quotidiano non siamo più minacciati da animali feroci pronti ad attaccarci, ma leggiamo come pericolose delle situazioni che mettono in pericolo la nostra integrità psico-emotiva e quindi più durature nel tempo e più complesse da riconoscere e gestire.
Bisogna imparare ad “ascoltare” il nostro corpo, ogni sintomo ci parla anche di noi stessi.
In questo senso gli approcci complementari e alternativi e le discipline olistiche possono essere molto utili nell’affrontare i disturbi somatici legati all’ansia.
L’osteopatia è stata classificata dall’Organizzazione Mondiale della sanità all’interno del gruppo delle Medicine Trazionali e delle Medicine Alternative e Complementari (TM/CAM). Essa è stata formulata da Andrew Taylor Still un medico statunitense che visse alla metà del XIX secolo e che fondò la prima scuola di Osteopatia nel 1892 in Missouri. L’Osteopatia è una medicina manuale che si affida al solo contatto manuale per effettuare la diagnosi e il trattamento. La diagnosi riguarda l’individuazione di disfunzioni osteopatiche che opportunamente trattate garantiscono il mantenimento dello stato di salute dell’individuo.
L’osteopatia vede l’essere umano come una unità funzionale dinamica che è in grado di autoregolarsi ed è naturalmente in grado di guarire se stesso.
In questa visione unitaria ha una parte importante una componente anatomica che avvolge tutto il corpo: la fascia. Essa è un tessuto che avvolge tutti gli altri nel corpo e crea una situazione di continuità al suo interno. Per averne un’idea basta immaginare il corpo avvolto in una muta da sub.
La fascia memorizza le tensioni e i traumi fisici ed emotivi che si subiscono nel corso della vita. La forma del corpo che ne deriva li comunica all’esterno e attraverso l’osservazione l’osteopata può individuare dove ci sono restrizioni di movimento che alterano la funzionalità del corpo.
L’etimologia stessa della parola ansia è collegata con angere che significa stringere ed è proprio questo che succede alla fascia: la tensione della nostra “muta da sub” aumenta ed inizia a farci sentire rigidi.
L’osteopata agisce con manovre sul sistema fasciale, viscerale, cranio-sacrale e muscolo-scheletrico per allentare questa tensione.
Allentare le tensioni presenti ha un significato preventivo molto importante: se tali tensioni si protraggono nel tempo possono causare alterazioni della fisiologia tali da provocare patologie, perché viene superata la capacità di auto-guarigione del nostro corpo.
(seguirà parte seconda)
Per approfondimenti: SILVIA ROLANDO PERINO
Osteopata, Riflessologa, Fisioterapista
PARTE 2 --->