...per darvi il benvenuto dopo un periodo abbastanza lungo di pausa. Una pausa necessaria per rielaborare, per integrare, per fortificare rami e radici.
Un giorno, mentre Shankara vagava attraverso il Sud dell’India, si trovò sulla sponda di un fiume in piena. Shankara era senza paura – aveva affrontato tigri, aveva visto attraverso le illusioni-del-mondo – quindi quale problema poteva esserci davanti a un fiume in piena? Guadò nel fiume ma presto si ritrovò immerso fino al petto nell’acqua velocissima. Poi accadde una cosa strana. Il suo corpo smise di funzionare. In piedi su una gamba, nel mezzo di un fiume impetuoso, con l’altra gamba alzata per cercare il prossimo punto d’appoggio, raggelò. La sua forza era andata, la sua volontà paralizzata e Shankara andò in panico. Per la prima volta nella sua vita, Shankara conobbe il terrore di essere completamente senza potere. Realizzò che se non si muoveva, avrebbe potuto affogare.
All’improvviso senti una risata scoppiettante. Una vecchia donna piegata dal peso degli anni di lavoro, stava in piedi sulla sponda opposta. Disperatamente Shankara evocò gridando il suo aiuto. La vecchia alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. Rise di nuovo e la sua risata riempì il cielo. Poi si immerse nel fiume e con qualche bracciata lo raggiunse nel punto in cui egli stava affondando. Lo avvolse attorno al petto e lo condusse a riva.
‘Shankara’ gli disse ‘predichi dicendo che le donne sono una trappola. Dici che questo mondo è un’illusione. Non riesci a vedere che la tua forza arriva da Shakti? Che cosa succede quando perdi la tua Shakti ? senza Shakti non puoi muovere le tue anche. Perché la insulti? Perché insulti la Dea? Non sai che Io Sono Tutto? Non sai che non puoi vivere senza di me?’
Shankara da quel momento realizzò che stava negando l’ovvio e che aveva insultato la sua stessa energia vitale senza la quale non sarebbe nemmeno esistito. Si inchinò alla Dea, poiché la vecchia donna era la Dea in persona. Inoltre, divenne un Shakta Tantrika.
Negli ultimi tempi va di moda parlare del Divino Femminile, del potere della Dea, della saggezza del grembo…tutto questo Divino, del quale io stessa mi faccio portavoce, non vibra sempre in ‘ho attraversato i miei mostri interiori; ho combattuto guerre sanguinose con l’archetipo materno, con l’archetipo paterno; ho attraversato i fiumi burrascosi del risentito e ho imparato a fregarmene di come gli altri vorrebbero che fossi per essere la brava ragazza-la moglie perfetta-la donna ideale; ho leccato le strade fangose con la merda degli altri per guadagnare un briciolo di attenzione; ho vomitato i vermi di un fasullo sentire poetico quando dentro di me friggeva la più assoluta frustrazione perché troppo a lungo ho vestito i panni sporchi di un lignaggio che ora, invece, mi chiede di essere donna guerriera con armi gentili; ho rinnegato me stessa per paura di essere abbandonata MA oggi, cari miei, oggi che ho attraversato tutto questo e molto altro, oggi che ho visto i mostri del fondo del pozzo e ho acquisito saggezza e ho compreso tutto ciò che non voglio più che sia in questa incarnazione, oggi vi dico che la Dea che incarno non è fatta di abiti a tema (per quanto io rispetti l’abito perché mostra l’energia che in un preciso istante il monaco esprime) e lucine sull’altare ma di esperienza. La Dea interiore si manifesta solo quando ogni nostra azione profuma di Lei. La Dea ci suggerisce cosa fare e come farlo, quando la nutriamo. Lei ci invita ad apprendere attraverso le cadute piuttosto che attraverso le prediche.
La Dea interiore ha la clemenza del limite, non conosce vergogna e sa quando la luna strizza l’occhiolino.
Viviamola questa vita, attraverso le azioni, perché la frustrazione è il vero male di vivere. Tutto ciò che ci impediamo di vivere in nome dei mostri di cui sopra, frena la nostra evoluzione. Per me la spiritualità è comprendere ad ogni istante il messaggio della vita attraverso l’esperienza integrata.
Il femminile in questo è facilitato, perché può tingersi dell’oro divino visto che per sua stessa essenza è veicolo di saggezza. Il grembo accoglie e nutre la vita nelle sue molteplici forme, il grembo ripete la trinità di forze - creazione, conservazione e trasformazione - e così permette la danza della vita.
La domanda che mi viene però è di quale danza parliamo quando noi donne per prime non ci rendiamo conto di questo sperimentandolo nel concreto in tutto ciò che facciamo? Siamo arcobaleni ignari della meraviglia. La donna accoglie, nutre, esprime abbondanza dai seni, dalla morbidezza docile delle sue forme non imprigionate in abiti da uomo. La donna è volubile perché risponde alla luna e può cambiare idea, sì, può cambiare idea perché la sua energia cambia di giorno in giorno, di ora in ora. La Donna è Luna ed è argenteo stupore. La donna è un corpo intero, NON una testa con sotto un fantoccio morto di cui ogni tanto, magari nel dolore, si sovviene. La religione ha fatto i suoi grossi danni ma mica possiamo continuare in eterno a condannare l’altro piuttosto che assumere il timone della nostra vita.
Dobbiamo esprimerci senza timore, dobbiamo esprimere attraverso l’azione creativa i mille colori di noi. Non importa se il mondo fuori non può capire, non importa se il mondo fuori, invece di agire per sé e per il proprio splendore, spende il tempo ad osservare noi. Anzi, sentiamoci onorate del fatto che creiamo movimento piuttosto che indifferenza.
Abbiamo inoltre la meravigliosa opportunità di tenere viva l’energia più bella e sacra, cioè l’energia sessuale. Siamo noi le sacerdotesse nella coppia, noi il timone creativo dell’unione totale piuttosto che di un frugale incontro di genitali che dura il tempo di un istante. Siamo noi che con un tocco di polpastrelli possiamo scaldare il cuore del maschile fino ad esplorare le stelle. Noi che accogliamo e riportiamo a casa il sacro Lingam perché le due energie si fondano nella meraviglia del mistero dell’essere. Vi siete mai chieste perché la sessualità nella nostra cultura equivalga al peccato? Ebbene, l’energia sessuale è il portale verso l’invisibile e accedere a quella dimensione è la forma più elevata di conoscenza, per questo religioni e culture l’hanno demonizzata e trasformata in pornografia, perché esseri umani consapevoli e abili nella loro forza più autentica costituiscono una minaccia alle forze di potere. Quindi meglio vivere solo con dei genitali attaccati a buffe teste piuttosto che con flussi di energia vivida e zampillante che collega all’immenso.
Alle donne dico che abbiamo una grande responsabilità, dobbiamo rendere caldo e accogliente il nostro grembo, morbido e amorevole il nostro tocco, rotonde le nostre curve, leggere le nostre spalle, fluidi i nostri pensieri, avvolgenti le nostre braccia, fecondi di latte sacro i nostri seni. Altrimenti di che femminile volgiamo parlare? Non siamo venute per fare la guerra ma per incarnare l’amore-motore-dell’universo.
Agli uomini che denigrano questo femminile sacro e se ne fanno beffa, dico che, come le donne devono riappropriarsi del loro grembo, così gli uomini devono tenere a mente che, quando denigrano una donna, denigrano la loro parte più sacra, quella che permette al senso di questa vita di manifestarsi. Come Shankara, saggio e forte che rinnega la forza vitale e creativa, l’unica che può salvarlo dall’annegare. Si inchina, infine, Shankara alla Dea, si inchina Shankara a se stesso. Non ridete uomini del Divino Femminile, perché per quanto questo termine sia palesemente abusato, esso esprime meglio di qualsiasi altro tutto questo darsi per trovarsi.
Vi aspetto in questo nuovo anno, in questo cammino condiviso e vi aspetto con tutta me stessa, con l’immensa gratitudine per il fatto che ogni parola che dono a voi, la dono a me stessa, ogni passo che voi fate attraverso me, lo faccio anch’io in un gioco di specchi in un’epoca in cui troni e sudditi, maestri e allievi, subordinante e subordinato hanno smesso di essere funzionali al cammino dell’uomo. Ognuno è prezioso portatore sacro di messaggi e proprio per questo, ogni incontro, parola, immagine che cattura la nostra attenzione, merita il più assoluto rispetto e la più assoluta gratitudine e poi un inchino speciale a chi con una parola, un tocco o un suono ci facilita ad andare dove è disegnato che andiamo.
Mi dichiaro sperimentatrice della vita ad ogni istante, mi astengo dalla dottrina fine a sé stessa, onoro i miei maestri essendo maestra di me stessa e mi concedo la possibilità di cambiare idea qualora l’esperienza mi suggerisca di farlo. Coltivo il vario perché è di questa sostanza che sono fatta.
Buon anno Uomini e Donne in cammino, Tantrika e non e che la danza continui armoniosa per noi tutti.
A breve il calendario degli incontri e le proposte individuali. Stay tuned!
Silvia Bonamin