Quante volte ci troviamo intrappolati in situazioni che non riusciamo a comprendere perché abbiamo la sensazione di essere tirati da tutte le parti da fili invisibili che ci impediscono di andare verso la nostra direzione e i nostri obiettivi?
Gli eventi accadono e noi ci sentiamo vittime del loro potere, sbattuti di qua e di là come panni stesi al vento, animati da un distruttivo senso di impotenza che rende pesante il nostro quotidiano. Essi ci rimandano subito nel passato e ci fanno riesumare i cadaveri della memoria che riaffiorano dall’inconscio come detriti dal mare in burrasca.
Georges Lahy ci fornisce una descrizione accurata di questo stato dell’essere: ‘ogni problema di qualunque genere esso sia, si fonda su una qlipah, ovvero su una tensione creatasi dentro di noi che […] agisce come una sorta di buco nero che divora la nostra luce e la nostra gioia. […] Qlipah significa guscio o scorza. La qlipah costituisce un involucro che trattiene al suo interno la lordura e le impurità del nostro essere […] ci rinchiude in un passato passivo o, come direbbero i mistici, in un ‘tempo annodato’’ (Il Trono della gioia)
Come facciamo dunque a sciogliere i nodi di questo tempo annodato, a sciogliere la scorza pesante degli eventi per anelare alla gioia senza causa, alla gioia pura che ci vede ‘creatori’ della nostra realtà?
Per prima cosa è necessario comprendere come funzioniamo, come funziona la nostra mente e quali sono i meccanismi inconsci che mettiamo in atto per rispondere alle situazioni della vita.
Secondo gli studi di Paul McLean, neuroscienziato statunitense, vi è una triplice ripartizione del cervello in Rettile, Mammifero e Umano o Neocorteccia. Sulla base di questi studi possiamo dire che la prima risposta che noi diamo ad uno stimolo esterno interessa il cervello rettile, quello più antico dei tre. Esso è una sorta di samurai a guardia del nostro castello e ci garantisce la sopravvivenza attraverso le sue due modalità di risposta, individuate da Laborit: attacco o fuga. In altre parole, esso decide se dare il via libera ad un qualsivoglia stimolo esterno oppure se negargli l’accesso e attivare il sistema di allarme attraverso queste due modalità. In ciascuna delle due, comunque, noi entriamo in un loop mentale a causa del fatto che la nostra risposta non è mai neutra ma si attiva sulla base delle informazioni-vissuto-esperienza che abbiamo nel nostro serbatoio inconscio. La risposta è di tipo emozionale e attinge al sistema di memoria, cioè alle nostre esperienze passate. Così, quando entriamo in loop perdiamo il contatto col presente e con la realtà e diamo energia al nostro passato rendendo complessa la vita stessa.
La cosa si fa piuttosto interessante soprattutto in relazione alle esperienze traumatiche che viviamo. Tutte le volte in cui veniamo toccati da un evento a forte impatto psicologico, esso si registra in noi sulla base di tre ‘tipi’ di memoria: memoria semantica (quella che ci permette di descrivere e verbalizzare l’evento stesso), memoria procedurale (il trauma si iscrive geograficamente sul corpo), memoria energetica-emozionale. Per questo, ogni lavoro che noi facciamo su noi stessi deve comprendere tutti e tre questi livelli. Non basta agire in termini ‘psicologici’, non basta agire solo sul corpo e non basta agire solo a livello energetico: bisogna sempre agire sui tre livelli contemporaneamente. Inoltre, una volta che abbiamo fatto il reset delle tre memorie, dobbiamo procedere alla ristrutturazione inconscia delle informazioni, altrimenti in un qualsiasi istante di tempo, se anche una sola caratteristica del trauma viene evocata, il trauma si riattiva con la stessa intensità. Nella maggior parte dei casi, quando il disagio è profondo, abbiamo bisogno di un aiuto esterno, di una persona di fiducia che ci faccia da specchio e ci aiuti a riposizionarci nel reale.
Esistono varie tecniche che permettono di lavorare in questo senso ma non tutte riescono ad agire sui tre livelli contemporaneamente e lasciano sempre un sospeso che alla prima occasione rimette in moto tutto il processo di destabilizzazione.
Un metodo molto efficace, da me ampiamente sperimentato, è Mind Chess, un innovativo strumento che ci permette di comunicare in modo cosciente con l’inconscio e di scoprire e riequilibrare le memorie bloccanti in esso contenute.
Senza bisogno di raccontare il vissuto personale, attraverso una rappresentazione simbolica con il PONGO COLORATO, sulla base di alcune indicazioni preliminari (simbologia dei vari colori del pongo, modalità di esecuzione etc), come su una sorta di scacchiera, emergono fattori, eventi, situazioni che ci tengono bloccati, impedendoci di andare incontro ai nostri obiettivi. La Mind Chess è il frutto di un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione del suo ideatore Antonino Furfaro Setter, al quale va la mia gratitudine personale e professionale.
La rappresentazione che ne esce non è altro che la nostra vita nella sua struttura e nei suoi blocchi e attraverso una decodifica e un’attenta analisi della mimica facciale e delle gestualità, l’operatore ne decodifica il linguaggio, fino alla risoluzione, agendo, appunto, sui tre livelli.
Questo lavoro permette di agire sull’istante di tempo in modo efficace e definitivo. Recenti fatti personali che mi hanno profondamente toccata, mi hanno dato conferma e prova tangibile di ciò. Su alcune situazioni molto delicate della mia vita ho lavorato con innumerevoli strumenti: ipnosi regressiva, scavi, canalizzazioni, rilascio emozionale, costellazioni e avevo maturato l’idea che fossero risolte, credevo di aver sanato un passato turbolento. Invece, i fatti di cui sopra, mi hanno fatta velocemente ripiombare in quelle stesse dinamiche. Ecco dunque confermato il fatto che il trauma si riattiva non appena un elemento in memoria ad esso collegato si ripresenta.
Mind Chess ci mostra la struttura dell’evento stesso, i suoi tentacoli, il suo piombo e ci permette di farne il reset da un punto di vista semantico, procedurale-fisico ed energetico. Nei miei incontri individuali con le persone, aggiungo un lavoro di ristrutturazione del dialogo interno della persona in modo da sostituire i programmi bloccanti con programmi funzionali al processo di trasmutazione. La cosa interessante, infatti, è constatare che, se acquisiamo strumenti per diventare alchimisti di noi stessi, possiamo trasmutare in modo veloce e senza ripercussioni ciò che ci accade. In altre parole, se impariamo a leggere gli eventi in modo diverso da quello duale, senza alimentare il passato, restando solo nell’energia del presente e di ciò che esso evoca in noi, allora possiamo davvero smettere di soccombere agli eventi, rendendoli a servizio della nostra crescita.
Quando ci accade qualcosa la domanda che possiamo porci è ‘di cosa mi parla questo evento’ e la risposta non è custodita nelle elucubrazioni della nostra mente in scacco, ma dalla nostra capacità di leggere gli eventi in termini di manifestante e manifestato. Ogni evento, in quanto manifestato, è la rappresentazione simbolica di un manifestante superiore che dobbiamo integrare. Gli eventi si ripetono –cambiano le ambientazioni, i personaggi, le situazioni- finché non abbiamo compreso e portato a integrazione il messaggio di cui sono conduttori. La realtà è la nostra grande opportunità di evolvere a livello spirituale, non siamo vittime né carnefici, né salvatori ma viaggiatori su un’astronave di carne ed ossa, di presunta impronta divina, in transito sul binario dell’umanità per compiere un tracciato molto più ampio di quello delle ferite, delle dure prove, delle eventuali ingiustizie. Ogni singolo istante della nostra vita compone il puzzle e prepara il terreno per l’istante successivo e in questo vi è una stupefacente e autentica perfezione, l’unica perfezione che davvero conta. Zoppichiamo per rompere equilibri per aderire al movimento cosmico mica per continuare a piangere sui nostri vuoti, sulle nostre ferite e lo dico oggi, adesso, in questo preciso istante dopo aver pianto molte volte, dopo aver nutrito la bambina ferita di disgusto e collera, dopo averla coccolata, commiserata, maltrattata, pettinata e arruffata e ora mi guardo allo specchio e vedo una donna che ha ancora molta strada da compiere ma è una Donna senza più ragione di alimentare il passato, una Donna senza più ragione di trattenere nulla e nessuno, una Donna che vive e sperimenta e racconta con umiltà il cammino percorso. Inoltre, mi piace pensare che….
‘l’universo è un sistema coerente e altamente integrato la cui caratteristica principale sono le informazioni che vengono generate, conservate e veicolate e che collegano tutte le sue parti. […] Tutto ciò che accade in un luogo accade anche in altri luoghi; tutto ciò che è accaduto in un tempo accade anche per ogni tempo successivo. Nulla è ‘locale’ limitato al luogo e al tempo in cui sta accadendo. Tutte le cose sono globali, anzi cosmiche, poiché tutte le cose sono connesse, e la memoria di tutte le cose si estende a tutti i luoghi e a tutti i tempi’ (Ervin Laszlo, La scienza e il campo akashico)
Perciò, anche un solo frammento di piombo trasmutato in oro ha risonanza fino alle stelle e anche più in là!
Vi aspetto con gioia se avete voglia di dare scacco matto a ciò che vi tiene bloccati nel passato e vi impedisce di andare incontro ai vostri sogni: la Mind Chess libera la mente, libera i sogni!
Silvia Bonamin
Operatrice Olistica accreditata SIAF, Riflessologa Plantare, Moon Mother riconosciuta da Miranda Gray. Porta avanti da anni il suo percorso nella ricerca del Femminile Sacro, organizza Cerchi di Donne.
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