Il viaggio in India di cui sto per raccontare è stato breve: dieci giorni solamente, dal due al dodici dicembre 2016.
Ma ciò che sento è che in realtà il mio viaggio in India è iniziato molto tempo prima e non si è ancora concluso. La familiarità di odori, sapori, suoni, volti potrebbe avere radici lontane in epoche in cui la mia attuale memoria si perde e dove solo un certo, ardito, sentimento può arrivare.
>Di fatto nasco in una famiglia mantovana, ma con un viso che nessuno sa spiegare da dove arrivi. Assomiglio a mia madre e mio padre, ma i colori sono solo i miei e sin da piccolissima, con mia grande sofferenza, tutti mi chiedono se sono adottata. Gli anni passano ma l'incertezza sulle mie origini rimane: egiziana, turca, sud-americana...indiana. Molte delle persone che mi incontrano per la prima volta mi chiedono di dove sono, sicuramente non italiana; eppure non ci sono dubbi, nel mio albero genealogico, sino ai trisavoli, non si va più a sud dell'oltre Po.
Inizio a prenderci gusto, questo aspetto “esotico” non mi risulta più così fastidioso e doloroso ed inizia ad affacciarsi in me una preferenza tra le varie nazionalità che mi vengono attribuite: indiana. Si indiana mi si addice!
Nel 2002 intanto ho iniziato a praticare yoga e mi sono subito sentita a casa, la via mi corrisponde interiormente e nel 2009 inizio un percorso triennale per diventare insegnante. Il richiamo alla patria dello yoga è forte, complice anche la vicinanza di molte persone a me amiche che frequentano regolarmente il continente indiano.
Acquisto il mio primo biglietto aereo, scelgo la meta sulla base delle mie conoscenze “giù”, destinazione Chennai con itinerario tra Tamil Nadu e Kerala, compagno di viaggio mio marito, data di partenza 2 dicembre 2009.
Un mese prima della partenza scopro di essere incinta della mia primogenita, il viaggio non è sostenibile. Cancello il volo e per me inizia un viaggio altrettanto lontano, all'interno di me stessa grazie alla maternità. Nel frattempo apro un mio centro di yoga, la pratica e lo studio si fanno più assidui, inizio a studiare canto indiano, mi avvicino al sanscrito, la mia cucina (vegetariana) si arricchisce di spezie e sperimentazioni indiane, canto i mantra con i miei due figli.
Al compimento dei tre anni del mio figlio minore sento di nuovo muoversi in me il desiderio di viaggiare verso quella che percepisco come una Madre, l'India. L'occasione arriva con una proposta di collaborazione da parte di un'allieva che organizza viaggi in oriente e che vuole iniziare ad esplorare l'India, e così acquisto il volo: partenza il due dicembre 2016, esattamente sette anni dopo il mio primo progetto. La destinazione questa volta è diversa, ciò verso cui il mio cuore si dirige è l'Ashram del Maestro a Rishikesh.
Punto di riferimento costante nella mia pratica dal 2007 è infatti Lakshmi (Lucia Mincuzzi), discepola diretta, dagli anni '70, del grande Maestro realizzato Swami Yogeshwarananda Sarasvati Maharaji, che nel 1976 ha fondato a Rishikesh lo Yoga Niketan Ashram, ed è qui che desidero andare, ai piedi di loto del Maestro.
Dopo due giorni a Delhi, meravigliosamente e assurdamente brulicante di vita, un autobus di linea privo di ammortizzatori e decisamente vintage mi porta in sei ore a Rishikesh.
L'Ashram è un luogo di spiritualità aperto ad ogni persona, di qualsiasi credo e provenienza, dove potersi dedicare alla pratica dello yoga nelle sue varie forme e accezioni purchè tradizionali: meditazione, hatha yoga, karma yoga, bhakti yoga, jnana yoga, nada yoga...
Dopo aver firmato un regolamento di due pagine ed aver ricevuto il manuale dell'aspirante studente, mi viene assegnata la stanza: una semplice stanzetta con letto, tavolino e bagno privato.
>Nell'Ashram regnano il silenzio e l'ordine; dal giardino, curatissimo, si apre una meravigliosa vista sul Gange e sulla cittadina di Rishikesh, da qui si può entrare in contatto con se stessi.
Il tempo dell'Ashram è scandito dal suono di una campana e dalle attività quotidiane: inizio della meditazione alle 5.15 di mattina, a seguire hatha yoga e colazione. Tempo libero da poter dedicare allo studio nella biblioteca sino all'ora di pranzo, pranzo, due ore di riposo e nel pomeriggio lectures sulla filosofia yoga con la pratica di sat sang (domande e risposte ad un maestro esperto), hatha yoga, meditazione e poi cena. Dopo cena kirtan oppure altre pratiche meditative con tecniche specifiche come trataka.
Gli insegnanti sono assolutamente di alto livello: da un lato sento di avere molto da poter imparare e dall'altro ho molte conferme, molte cose le so già e la scuola da cui proveniamo è la stessa. Questa per me è veramente casa.
Il cibo è parco ma perfetto, ben bilanciato come quantità di energia necessaria, rigorosamente vegetariano senza uova, cipolla, aglio e non eccessivamente speziato: un cibo satvico!
Da un punto di vista emotivo e profondo, l'esperienza più carica di significato avviene al mattino al termine della lezione di hatha yoga. Nella sala dedicata alla pratica, sul fondo c'è una cella con la sepoltura del Maestro, di Guruji, del Grande Maestro, qui ogni mattina alle 7.45 viene celebrata la puja, cerimonia di offerta e gratitudine verso il Maestro: io mi infilo, unica tra gli occidentali, con altri tre indiani residenti nell'Ashram oltre a colui che è addetto alla puja, il quale canta mantras senza sosta, accompagnato dal suono di campanelli e incensando la statua del maestro. Le persone presenti al rito si alternano in questo gesto di purificazione e unione con l'energia di questa grande anima, i cui insegnamenti solo la linfa dell'Ashram e della pratica di molti come me sulla via dello yoga. L'emozione è così intensa che le lacrime scorrono dalla gioia lungo le guance, ancora una volta sono a casa.
I giorni in Ashram trascorrono meravigliosamente con la gioia della condivisione di questi momenti con persone molto interessanti: uomini e donne più o meno giovani provenienti da ogni parte del mondo e ognuno sul proprio percorso di crescita e conoscenza.
Gi ultimi due giorni, preceduti da un vero viaggio in treno in stile indiano della durata di diciotto ore di cui dodici di ritardo, sono dedicati alla visita degli straordinari templi di Khajuraho risalenti al IX secolo d.C. celebri per le sculture raffiguranti scene erotiche dal Kamasutra.
Khajuraho è una gioia per gli occhi, per il cuore e anche per il palato. Grazie all'accudimento di una guida locale che ci coccola, io e miei compagni di viaggio possiamo non pensare più a nulla. Ci attendono il Festival Internazionale di Bollywood, il safari, la visita al villaggio antico, i templi, il cibo straordinario, tanto shopping di qualità e una cena molto speciale. A casa della nostra guida, seduti a terra in una stanza di pochi metri, che è anche la camera da letto dell'intera famiglia, dove, sempre a terra dormono quasi una decina di persone (compresi bimbi piccoli), ci viene offerta la cena. Per me vegetariana, un piatto di patate e piselli buonissimo da mangiare senza posate con il chapati (pane non lievitato simile alla nostra piadina...strutto a parte!). Mentre mangio in compagnia dei mie compagni di viaggio, della guida e di alcuni membri della sua famiglia, la madre di lui, seduta accanto a me, prende un pezzo di chapati, intinge la sua mano nel mio piatto. Dentro di me sento una resistenza, la guida mi invita a non essere timida, io guardo sua madre, lo sguardo pieno di amore sincero, di chi ti accoglie a casa sua come una figlia e la mano allungata per imboccarmi. Io mangio dalla sua mano...e di nuovo mi sento a casa.
Veronica Gambetti
Associazione culturale “Yoga Padma Niketan”
Viale Pascoli, 12 – Loc. Belfiore - 46100 - Mantova
www.yogapadmaniketan.com - info@yogapadmaniketan.com - +39 3474450784
PICCOLO GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITO...
Ashram: luogo di eremitaggio immerso nella natura, dove anticamente i rishi si ritiravano per innalzarsi spiritualmente.
Hatha yoga: una delle tradizini più diffuse in occidente noto principalmete per la pratica di posture (asana) e di tecniche respiratorie (pranayama).
Karma yoga: yoga dell'azione.
Bhakti yoga: yoga della devozione.
Jnana yoga: yoga della conoscenza.
Nada yoga: yoga del suono.
Sat sang: letteralmente significa stare in compagnia di persone che ci elevano spiritualmente, il sat sang consiste nel porre delle domande ad un maestro e ascoltarne le risposte.
Kirtan: canti devozionali.
Trataka: tecnica meditativa e di purificazione che viene supportata dal fissare lo sguardo sulla fiamma di una candela.
Satvico: una delle tre qualità (insieme a “rajasico” e “tamasico”) di cui è pervaso il creato. La qualità satvica è quella più leggera e che avvicina al Sè.
Per ogni informazione sul Centro di Yoga di Mantova e su future possibilità di viaggio in India con permanenza in Ashram, per piccoli gruppi di praticanti.